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Ritornare ad Itaca

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Agosto 2015
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Le radici di Marika Borrelli, Rosone d’Argento 2015

Torno ad Itaca. Ovvero nel posto da dove partono le mie origini. Sta ad est di qui. In un luogo che sembra mare, ma mare d’acqua non è. Quello è ancora un po’ più ad est. Torno ad Itaca nel nome di mio padre che mi ha insegnato cos’è la nostalgia. Costantemente, periodicamente ricerco le mie radici come un fosse l’altro Egitto della canzone di De Gregori. Ed ancora De Gregori, anni dopo ha cantato proprio di Itaca e dei padri ritrovati. "Se ai mortali fosse possibile scegliere tutto da sé, sceglierebbero il dì del ritorno del padre." (Omero-Odissea XVI 148- 149) Ho viaggiato molto nella vita, ma le regole per navigare me le insegnò mio padre. Le ho contestate sempre e duramente, come tutti i figli fanno, tuttavia il mare da cui siamo sbattuti e le stelle che ci orientano non cambiano. Forse solo i compagni di viaggio, ma per fortuna c’è la memoria. Viaggerò ancora e leggerò e scriverò e cercherò sempre altri Egitti. Ma Itaca, quella è la patria della memoria, dei ricordi ed anche del futuro che non si è mai avverato. O forse si è avverato, ma non in questa dimensione, almeno non in questo Egitto dal quale sto scrivendo. Torno ad Itaca e faccio un viaggio indietro di anni e anni. Le traversate sulla Nazionale, il mal d’auto, i panini alle poste dei cacciatori. Le storie di guerra a Camporeale (Ariano Irpino), i cucuzzoli di Greci e Savignano (che una volta si chiamava ‘di Puglia’). E poi l’orizzonte che si apriva e lo sguardo che si smarriva nella profondità. L’aria di Puglia sa sempre di grano e terra. Eccola lì, Itaca, un paese tra campi di grano e ulivi, ancorato su di uno sperone ventoso, che sembra una nave con la prua ad ovest. Il vento caldo – spesso un favonio — sa sempre di casa. Lo era per mio padre allora e lo è adesso per me, da quando egli è in un altro Egitto da cui non tornerà. E passano – curva dopo curva sulla statale 90 – tutti i ricordi: le estati e le feste comandate; i pranzi con i nonni e quelle tradizioni così diverse da quelle irpine, ma anche da quelle di Greci (da dove viene mia madre); lo sfollare al paese dopo il terremoto, e mio padre con la 500 rossa che macinava kilometri ogni giorno fino al suo lavoro in centro, perché era necessario riaprire Avellino alla vita. È un gomitolo technicolor la mia storia di famiglia. Come un gatto lo rincorro, lo sfilo, lo spingo, mi ci ingarbuglio. Ognuno di noi ha un gomitolo di memoria che avvolge con il Tempo. Chi sa scioglierlo e riavvolgerlo, chi lo conserva intoccato: per paura o per distrazione. Ognuno ha radici, chi profonde, chi lunghe, chi lievi, chi spezzate. Ognuno ha avuto un futuro da immaginare, una volta. Ognuno un giorno ha ancorato un’idea di futuro a qualcosa e basta un verso, una canzone, una luce diversa, il rintocco di una certa campana, o solo l’odore dell’aria per ritrovarsi ancora in quella magia di una storia ancora da scrivere. Una storia che non è andata come desideravamo, che non andrà come speriamo, ma che per un momento sembra ancora possibile scrivere daccapo, tornando a casa, tornando alle origini. È il regalo della memoria dedicato a chi sa o deve viaggiare. Ognuno appartiene ad un’Itaca – che sia in Irpinia la bella, o in Puglia la dorata, o dovunque — ed è un premio ed un privilegio poterci tornare.

da Orticalab.it del 13 ago 2015

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