Nuova pubblicazione di Michele Iagulli
Agosto 2015 |
Carlo Maria Martini, cardinale del dialogo
L’Università degli Studi di Bergamo - Dipartimento di Scienze della Persona, avvalendosi dell’editrice ARACNE, ha pubblicato in questo mese di Agosto 2015, un saggio dal titolo “Carlo Maria Martini, maestro di una pedagogia della speranza”, scritto dal prof. Michele Iagulli, nostro noto e apprezzato concittadino. Michele è nato ad Orsara di Puglia il 29 gennaio 1948, ma è troiano a tutti gli effetti perché a Troia ha trascorso gli anni dalla sua infanzia fino ai suoi studi universitari per poi trasferirsi al nord per lavoro. Attualmente insegna Letteratura italiana e latina nei licei di Bergamo dove collabora con la locale Università. Tra le sue pubblicazioni (come coautore) vanno ricordate: Il mondo in parole, Minerva Italica, 1983; L'immaginazione e la scrittura, Minerva Italica,1988; Il colore delle parole, Minerva Italica, 1993; In italiano, ed. Atlas, 2006; I progetti di sperimentazione in Lombardia: una prima ricognizione, in Fabio Dovigo (a cura di), Didattica attiva e apprendimenti multipli, Carocci, 2008. L’ultima fatica letteraria del prof. Iagulli è dedicata alla figura del compianto Carlo Maria Martini (Torino, 15 febbraio 1927 – Gallarate, 31 agosto 2012), cardinale e arcivescovo cattolico italiano. Biblista ed esegeta, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, Carlo Maria Martini, oltre ad essere stato un uomo di cultura teologica fu anche uomo del dialogo tra le religioni, a cominciare dall’ebraismo, i cui fedeli amava definire “fratelli maggiori”. Fu soprannominato "cardinale del dialogo". Carlo Maria Martini non può essere definito un pedagogista, ma i suoi scritti e la sua vita riflettono un pensiero pedagogico notevole, che pone al centro la figura del Maestro. Quel Gesù di Nazareth che convinse (e convince) nel segno dell’amore e della libertà: «Se vuoi, seguimi». L’essenza della sua pedagogia, infatti, si rispecchia nella seguente affermazione: «Non mi preoccupo di nessuno, purché sia in cammino». Che dice della speranza socratica che l’altro faccia della propria vita una ricerca indefessa. Più in generale: di una speranza per e nell’a(A)ltro. Un a(A)ltro, anzitutto, da ascoltare. Poiché l’ascoltare costituisce «la pienezza dell’uomo».
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