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Nessun 4 novembre senza il XXIV Maggio

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Novembre 2015
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Il protagonista principale: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Antonio Salandra

Confusione, distrazione, dimenticanza o cocciuta rimozione? Nel centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, si persiste a celebrare - giustamente e come d’abitudine - il 4 novembre, ma ci si ostina a trascurare i protagonisti del passaggio storico di cent’anni fa e non si coglie l’occasione per l’approccio sereno e distaccato ad un’efficace ed incisiva lettura della Storia, attraverso la lente nitida - e magari inclemente - dell’analisi critica, capace di liberare dai veli grigi e fuligginosi dei vari pregiudizi ideologici, le stratificazioni sedimentatesi con forza col passare degli anni. Si festeggiano il 4 novembre, l’Unità nazionale e le Forze Armate, ma si trascura o si continua a condannare “a prescindere” il XXIV Maggio, senza il quale - penso sia innegabile - non ci sarebbe stata vittoria sul Piave e alcun cosiddetto compimento dell'articolato processo Risorgimentale. Nel centenario 1915-2015 il presidente Michele Emiliano, sul Monte Grappa, dichiara che: "La Regione Puglia al Sacrario militare di Cima Grappa vuole ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale. Qui hanno combattuto due brigate, la Brigata Barletta e la Brigata Bari, che hanno subito tantissime perdite, durante i combattimenti furiosi, per impedire agli austriaci di invadere l'Italia. Questo era l'ultimo bastione di difesa, vicino al Piave e al Brenta. È quindi anche con l'aiuto dei giovani pugliesi, che a migliaia sono morti per difendere l'Italia, che si è potuta garantire la salvezza al nostro Paese. Siamo venuti per ricordarlo, soprattutto alle giovani generazioni”. Ma non una parola per ricordare il protagonista principale del periodo storico in esame e dell’entrata nel conflitto dell’Italia, un pugliese peraltro: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Antonio Salandra. Che resta - insieme a Aldo Moro - uno dei due unici Presidenti del Consiglio pugliesi avuti fino ad oggi dal Paese. Quel “modesto borghese”, da sempre attento a privilegiare i problemi di politica interna rispetto a quella internazionale, che si ritrova a guidare il Governo nel difficile e delicato passaggio dalla neutralità all’intervento nella Prima Guerra Mondiale. E che col Discorso del Campidoglio prova da un lato a “non mancare” l’occasione per la svolta conservatrice, e dall’altro - col riferimento alla "guerra santa", dopo gli appelli alla benedizione divina di tutte le potenze europee - a portare a compimento il percorso Risorgimentale che, in quanto tale, non poteva essere affrontato dalla stessa parte del "nemico storico": l'Impero Austriaco". La testimonianza del persistere di una sorta di strabismo nazionale, tutto da correggere, per riappropriarci di un patrimonio di conoscenze e di documenti, al centro delle attenzioni di altre aree del Paese (La Fondazione Carifirenze ha ripubblicato in occasione del centenario “L’intervento” di A. Salandra) e alquanto trascurati proprio qui in Puglia. Recuperare la figura storico-istituzionale di Antonio Salandra, analizzare il contesto storico d'inizio Novecento - tra spinte futuriste, aneliti nazionalisti e modernismi azionisti - in cui maturano le ragioni dell'intervento, anzi dei diversi concetti di interventismo, soffermarsi con gli strumenti interpretativi odierni sui documenti politici del periodo in esame, per giudicarli al netto di ogni pregiudizio, può essere ancora importante. Può voler dire - anche - ridare slancio a quel senso comune di appartenenza alla "Nazione", ripagando con la moneta nobile della solidarietà civica lo sforzo, dimostratosi in seguito fin troppo “generoso e drammatico” in termini di vite umane sacrificate, e far pace con quel legittimo orgoglio nazionale, che in questo Paese - vivaddio - ha sempre goduto della ricchezza "plurale" dei suoi territori.

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