Buona scuola.. pubblica!
Settembre 2011 |
Il tempo passa. I figli crescono. Quando arriva il primo giorno di scuola, ti accorgi che il tuo bambino, quello che sembrava non dovesse crescere mai, non c’è più. Al suo posto, sull’uscio di casa, ti ritrovi con un piccolo ometto, nel suo grembiulino colorato, con lo sguardo fiero ed un po’ spaventato: inizia un nuovo viaggio, con le prime responsabilità ed i primi doveri. Inizia la scalata che porterà i nostri bambini ad occupare il posto che oggi è dei grandi. Un compito arduo, affidato alla scuola pubblica ed espletato da migliaia di maestri. Il primo giorno di scuola è una prova anche per mamma e papà. Una piccola separazione: i genitori fanno un passo indietro, consegnando i loro figli alla scuola, delegando ad essa parte della funzione educativa.
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Nei comuni di Accadia, Bovino Deliceto e Sant’Agata, i bambini che si sono iscritti al primo anno della scuola elementare sono complessivamente 128, così suddivisi: 54 a Deliceto; 32 a Bovino; 22 ad Accadia; 20 a Sant’Agata di P. (si vedano i riquadri arancioni, con i dati numerici completi). Solo Deliceto e Bovino riusciranno a formare due prime classi, mentre Accadia e Sant’Agata dovranno accontentarsi di una sola sezione. Le prime classi di Accadia, Bovino e Sant’Agata saranno tutte a tempo pieno, con servizio mensa. Deliceto avrà una classe a tempo pieno e l’altra organizzata secondo il modello delle 30 ore settimanali. Nonostante il più alto numero di iscritti, Deliceto quest’anno non ha più un dirigente scolastico proprio. L’istituto comprensivo verrà infatti affidato alla reggenza di un preside esterno. I “tagli” si sentono!
Negli ultimi tempi, la nostra scuola (e quando dico nostra intendo pubblica, di tutti) è stata oggetto di numerosi interventi di natura legislativa, in verità abbastanza confusionari: il riordino dei cicli; la riforma dell’esame di maturità; maestro unico o prevalente; tempo modulare o normale e tempo pieno. Ogni governo ci ha messo un po’ di suo. Tutti, nel corso degli anni, hanno operato “tagli” indiscriminati, con sempre maggior vigore.
Sotto altro profilo, nel clima acceso della politica italiana, è scoppiata una nuova polemica, sulla vecchia contrapposizione tra scuola pubblica e scuola privata. In Italia, si sa, le polemiche durano almeno cinquant’anni.
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Nel 1950, Piero Calamandrei, forse il più importante giurisperito italiano, pronunciò un celebre discorso in difesa della scuola pubblica, come se già avesse il sentore di quel che sarebbe accaduto sessanta anni dopo. Per Calamandrei la scuola è organo centrale della democrazia, perché serve a formare la classe dirigente. La scuola della Repubblica è di tutti e non appartiene ad una filosofia, ad una religione, ad un partito. L’art. 34 della nostra Costituzione enuncia un principio fondamentale: la scuola deve essere aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, devono essere messi nelle condizioni di raggiungere i gradi più alti degli studi.
Più di sessanta anni fa, Calamandrei, con fervida e profetica fantasia, raccontò una specie di parabola, per far comprendere l’importanza della scuola pubblica: “Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione (…) ma vuol istituire una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole (…)? (…) Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. (…) L'operazione si fa in tre modi: 1) ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. 2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. (…) Lasciare che gli esami siano burlette. 3) Dare alle scuole private denaro pubblico. (…) Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito”
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Ogni commento è superfluo. Calamandrei, con la sue lucide parole, ci esorta a difendere con tenacia la scuola pubblica. Agli inizi del nuovo anno scolastico, non possiamo che augurare al drappello di nuovi scolari una buona scuola, una scuola come la sognava Calamandrei, come l’hanno voluta i nostri padri costituenti, una scuola di tutti e per tutti, capace di trasmettere valori positivi e di offrire strumenti di conoscenza e di critica. Una scuola laica in cui si possano integrare culture e religioni diverse. Una scuola colorata.
B.
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