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Via San Rocco: il pomo della discordia

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Novembre 2011
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Abbiamo rivolto alcune domande all’Ing Luigi Miroballo, uno dei progettisti e direttore dei lavori il quale, in modo sollecito e cortese, si è reso disponibile a fornire alcuni chiarimenti:

La nuova pavimentazione realizzata in Via San Rocco e Via Del Carmine sta creando qualche problema. Pare che il manto sia pieno di insidie tanto che si sono verificate diverse cadute. Può dipendere dal tipo di pietra impiegata, particolarmente irregolare o da una non corretta posa in opera?

Occorrono, in primis, alcune precisazioni: a. non sono unico progettista e direttore dei lavori bensì semplicemente a capo di un gruppo di altri quattro tecnici locali, attualmente ridotti a tre; b. la scelta della pavimentazione deriva principalmente da indirizzi dell’amministrazione per il perseguimento di propri obiettivi, senza con questo volersi sottrarre, in qualità di “consulente”, ad alcuna responsabilità; c. la pavimentazione in corso di realizzazione in varie parti dell’abitato, tra cui via S. Rocco e via del Carmine, costituisce semplicemente un tentativo di ripristino di pavimentazioni tradizionali.

Rispetto a queste occorreva una maggior resistenza e minor permeabilità (da ciò l’uso di malte cementizie nelle giunzioni e nei sottofondi, in sostituzione delle comuni terre un tempo usate: vi sono ancora parecchi scorci ove la scarsa frequenza ha permesso la crescita di erba negli interstizi delle pietre), stanti i maggiori carichi di esercizio cui sono sottoposte le strade rispetto ad un tempo. Al fine, poi, di dare maggior regolarità rispetto all’ acciottolato di un tempo, e per evitare l’uso dei ciottoli di fiume che si usavano allora, che allo stato risultano pressoché irreperibili a causa delle limitazioni, se non divieto assoluto, di prelievo, si è optato per l’utilizzo di “trovanti” rocciosi derivanti dallo spietramento dei terreni agricoli, di cui il nostro territorio fa abbondante produzione annua. Tale produzione è stata da sempre utilizzata nelle costruzioni (la mancanza di mezzi di trasporto ha da sempre obbligato al “Km zero”), sia per murature come per sottofondi stradali, per intercapedini aerate sotto pavimenti o a tergo di pareti contro terra, ecc. Questo utilizzo tende attualmente a scomparire per l’introduzione di sistemi più leggeri, economici ed efficaci, per cui il pietrame di cui sopra trova sempre minori utilizzi e rischia di accumularsi ai bordi dei campi. In definitiva si è quindi pensato che il taglio di tale pietrame (comunque identico, di natura, a quello tradizionalmente usato), avrebbe consentito di utilizzare comunque materiale proveniente dal territorio, ripristinando non solo l’aspetto bensì anche metodologie e tecniche locali, permettendo nel contempo la realizzazione di pavimentazioni più regolari di superficie, aventi miglior uniformità rispetto a quelle composte da ciottoli, assimilabili a sfere, il cui unico vantaggio è quello di non avere spigoli vivi che, specie nell’immediatezza della costruzione (ed ancor più quando la costruzione non è neanche completata!) comportano, in alcuni casi, il rischio di inciampare, specie nel caso di persone con difficoltà di deambulazione che si sono ritrovate, da un giorno all’altro, e dopo circa un quarantennio di diversa “abitudine”, a percorrere strade fino al giorno prima costituite da betonelle di asfalto già lisce per costruzione e poi levigate e spianate dal lungo uso. La lunga premessa si ritiene indispensabile per poter rispondere alle domande poste, che sarebbe anzi il caso di esporre ancor meglio la problematica, anche in dibattiti pubblici, onde poter meglio esplicitare le argomentazioni, le motivazioni delle scelte ed anche i supporti culturali, perché confesso un certo disagio nell’osservare le ovazioni ed i peana rivolti all’operazione di “ripristino” delle facciate del centro storico cittadino, laddove, nella gran parte dei casi si sono “riportate alla luce” facciate che lo erano state solo in fase di costruzione, giusto il tempo di arrivare alla fase di intonacatura, distruggendo in molti casi intonaci plurisecolari (per non dire dei dibattiti sulla “ricostruzione” di porte di accesso alla cittadina, probabilmente mai esistite che, in caso di realizzazione, più che archi di trionfo, avrebbero al più potuto costituire archi tronfii), giustapposte alle polemiche instaurate, in molti casi ad arte, nel ripristino di pavimentazione tuttora in corso sulle vie del Carmine e S. Rocco. Ora, che pavimentazioni realizzate in modo estensivo (se ne dovrebbero realizzare circa mq 7500) presentino un minor grado di accuratezza rispetto a quelle realizzate come “cammei”, si crede risulti assolutamente ovvio. Che, nell’ambito di tali lavorazioni, da effettuare non solo sotto gli occhi del pubblico ma, letteralmente, sotto i suoi piedi (il traffico pedonale non essendo mai impedito, quello veicolare, anche quando si è provato ad interromperlo, non si è mai riusciti a farlo), si siano incontrate svariate difficoltà, sembra altrettanto evidente; che, poi, alcuni dei difetti riscontrati siano ascrivibili a non adeguata realizzazione, al materiale fornito od al continuo passaggio di veicoli che sembravano essere in attesa di fare a gara per effettuare più passaggi possibile appena le maestranze smettevano di lavorare, con la conseguenza di provocare la distorsione e la sconnessione delle pietre posate, proprio nella fase di presa del cemento, magari dopo aver rimosso blocchi di calcestruzzo posti proprio a difesa dei lavori in corso, per non dire degli interventi “correttivi” effettuati estemporaneamente da privati, è cosa che non attiene a capacità tecnica ma divinatoria. E comunque la “querelle” sembra iniziata prima ancora dei lavori, lavori ad oggi non ancora compiuti e consegnati! La situazione sembra quella di voler stabilire la bontà di uno spettacolo quando se ne stanno costruendo le scene, neanche quando se ne iniziano le prove!

Quali sono i costi della nuova pavimentazione realizzata?

La nuova pavimentazione ha un costo di circa € 55 a metro quadro, pari a circa un terzo (proprio così:1/3!) di quella realizzata nella zona antistante la chiesa dell’Annunziata, che non mi risulta essere meno problematica o più resistente.

Perché, per omogeneità con le vie circostanti, non si adoperata una semplice pavimentazione in porfido?

Per il semplice motivo che l’Amministrazione comunale ha dato un diverso indirizzo, ovvero non utilizzare ulteriormente tipologie di pavimentazione appropriate per il Trentino Alto Adige o zone similari, ma assolutamente avulse dalla nostra realtà, cercando invece di reintrodurre tipologie di pavimentazioni “locali”, anche a rischio di affrontare qualche inconveniente…

I proprietari degli immobili sottoposti rispetto alla strada, lamentano infiltrazioni. La nuova pavimentazione è stata adeguatamente e previamente impermeabilizzata?

Le normali strade urbane non sono previamente impermeabilizzate, in genere le pavimentazioni hanno in sé un certo grado di impermeabilizzazione. La tipologia in fase di realizzazione non risulta, da tale punto di vista, meno efficace delle altre, anzi ha una certa capacità di “autoriparazione” in quanto eventuali fessure che si creassero nelle connessure tendono nel tempo a chiudersi per ostruzione mediante polveri e materiali micrometrici che penetrano negli interstizi, ed ha il grande vantaggio di essere traspirante, consentendo così l’asportazione di parte dell’umidità del sottosuolo per evaporazione superficiale. Peraltro non ci sono immobili abitativi che subiscano infiltrazioni, bensì solo locali interrati ubicati letteralmente sotto le strade (non a ridosso di esse). Per tali locali (la cui umidità potrebbe persino essere dovuta a semplice condensa) lo studio dell’origine di “infiltrazioni” richiederebbe un intero trattato, potendosi riferire a perdite di condotte idriche, di fogna bianca e nera, di falde comunque e ovunque ubicate a monte degli stessi, e quasi mai ascrivibili ad infiltrazioni dalla sovrastante strada, a causa della cennata impermeabilità e della velocità di deflusso delle acque meteoriche dovuta alle elevate pendenze.

Abbiamo visto, sulla nuova pavimentazione, alcune colate di cemento, forse per eliminare particolari dislivelli del manto stradale. Sono previsti ulteriori interventi? Di che natura?

Le “colate” di cemento sono e saranno comunque plurime: vi è del cemento nella sabbia che fa da letto alle pietre, si cola del cemento nella fase di battitura meccanica delle pietre, vi è del cemento nella fase di fissaggio delle pietre e si cola del cemento nella fase finale di stuccatura delle pietre. Trattandosi infine di lavoro comunque “sperimentale” sarà pur possibile effettuare prove e verificare soluzioni più idonee, anche volta a volta e tratto per tratto, stante l’assoluta disomogeneità del materiale scelto, non proveniente da “cave” aventi una certa costanza di qualità e tipologia di materiale, ma trattandosi di materiale per sua natura variegato e non omogeneo?

Sia consentita una osservazione finale. La facilità, economicità e velocità di riparazione che è consentita dal tipo di pavimentazione che si cerca di reintrodurre, non solo costituisce un grande vantaggio in sé, vista la necessità di frequenti interventi ai servizi correnti sotto strada, ma si crede renderà più “stabile” la conformazione stradale, non tanto nel senso meccanico del termine ma in quello “figurativo”: in molti casi pochi interventi di riparazione o di ripristino effettuati in modo maldestro, su pavimenti magari realizzati da poco, sono bastati ad inficiarne per sempre l’aspetto decoroso.

 

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