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USCIAMO DALLA PAURA CON LA FORZA DELLA COMUNITÀ

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Dicembre 2011
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C’è una strana puzza di bruciato a Troja. È l’odore acre di gomma, plastica e benzina che bruciano nei troppi roghi di automobili ai quali assistiamo esterrefatti da qualche tempo. È un odore che impregna le notti di questa città e non ci fa dormire. La comunità in questi giorni si interroga, cerca di comprenderne le cause e di individuarne gli autori e soprattutto si anima su ciò che bisogna fare per arginare il fenomeno. Di fronte a cose di questo tipo le prime parole che vengono in mente sono: controllo, sicurezza e repressione. Bisogna però preoccuparsi quando di queste parole si abusa e, soprattutto, quando si smette di credere nello Stato e si pensa di gestire controllo, sicurezza e repressione in modo autogestito con le “ronde”. Questo è ciò che fa la Lega nella sua follia secessionista antistato. Questo è ciò che fa chi crede nella “giustizia fai da te” che è la premessa culturale della mentalità mafiosa (se lo Stato non c’è, faccio da me). Certamente chi ha proposto cose simili a Troja non è né leghista né mafioso. Anzi! Chi lo ha fatto ha avuto la reazione naturale e comprensibile di chi vuole far qualcosa e non restare con le mani in mano. È la reazione positiva e genuina di chi vuole combattere l’omertà. Ma quel desiderio di impegnarsi per la comunità va orientato in una direzione diversa.

Compito della cittadinanza attiva, in momenti come questo, è innanzitutto quello di suonare il campanello d’allarme per chiedere a chi è deputato a garantire la sicurezza dei cittadini di fare qualcosa in più. Bisogna far comprendere che siamo in una situazione di emergenza per chiedere un surplus di impegno e di iniziativa. Normalmente, per esempio, un presidio notturno delle forze armate in un piccolo borgo come il nostro sarebbe forse un eccesso in termini di costi se commisurato al reale tasso di criminalità. Ma in una situazione di emergenza come questa forse potrebbe essere utile e necessario. Ed è per questo che noi di LèP chiediamo a gran voce a chi di competenza di attivarsi tempestivamente in questa direzione. E continueremo a farlo come stanno facendo tante altre forze politiche e sociali della nostra città in queste ore. A chi governa questa città chiediamo di porre in essere tutte le iniziative possibili volte a supportare l’attività di controllo delle forze dell’ordine. Ai cittadini tutti chiediamo infine di collaborare denunciando senza timore tutto ciò che possa aiutare le indagini.

Non è però con la sola repressione che si risolve il problema. Bisogna provare ad andare oltre e domandarsi da cosa nascono questi fenomeni per poterli eliminare alla radice. Il fatto che ci siano persone che nottetempo incendiano le automobili o che in generale delinquono, cosa che accade sempre più spesso in questo territorio, è una manifestazione di un disagio sociale profondo. E da cosa può nascere questo disagio? Nasce da ragioni molteplici: dal drammatico aumento della disoccupazione e della precarietà, dall’impossibilità di immaginarsi un futuro per se e per la propria famiglia, dal consumo crescente di droghe pesanti che interessa ormai una fetta straordinariamente ampia della popolazione, dalla mancanza di luoghi sani di aggregazione sociale. È triste quando in una città i centri giovanili (comunali e religiosi) non producono aggregazione, mentre nascono come i funghi luoghi dove si gioca d’azzardo e si scommette. È il sintomo di una comunità che fa difficoltà a pensare al proprio futuro, che resta “appesa al filo delle scommesse”, nella più triste precarietà esistenziale.

Di fronte ad un disagio sociale così ampio e diffuso, non si può pensare di agire solo quando il problema si manifesta così drammaticamente. Perché in queste situazioni non c’è telecamera che tenga e anche le forze dell’ordine da sole non bastano: c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Bisogna creare occupazione, sostenere e valorizzare i capaci e meritevoli, creare le condizioni perché tutti (tutti) possano costruirsi il proprio futuro lavorativo. Bisogna dar vita a luoghi e momenti di aggregazione sociale, nei quali i giovani e i cittadini tutti possano incontrarsi, conoscersi, innamorarsi, divertirsi e vivere in modo sano apprendendo i valori dell’onestà, della giustizia, della libertà e della legalità. Bisogna insomma prosciugare il mare del malessere sociale, delle tossicodipendenze, dell’omertà e della corruzione dove nuotano i pesci della criminalità. Bisogna, in altre parole, uscire dalla paura con la forza di una comunità che crede in se stessa e nei propri figli e si preoccupa del proprio avvenire. Questa comunità, la nostra, è in grado di farlo se, di fronte all’emergenza nella quale ci troviamo, riesce ad unirsi, a guardare oltre il proprio naso e a mettere le basi per sradicare il disagio in modo duraturo.

Movimento Politico

“Libertà è Partecipazione”

 

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