La memoria rimossa: l’omocausto raccontato da Arcigay Foggia
Gennaio 2012 |
Esistono vicende che la storia rammenta per evitare che si ripetano. Così è per l’olocausto.
Eppure all’interno dell’olocausto stesso una grande ferita, un nervo scoperto è rappresentato dalla quantità di omosessuali che sono state vittime della grande persecuzione.
Nei campi di concentramento il lavoro riservato agli omosessuali aveva una finalità miracolosa: si voleva rimuovere lo spirito della perversione. Per questo si stenuava il fisico magari portando una quantità di pietre inutili da una parte all’altra. Distruggere, annientare con la fatica e il sudore ciò che la maschia concezione non accettava. E poi, poi ciò che non si vuol dire o ascoltare: gli esperimenti. Considerati “anormali”, gli omosessuali erano oggetto di una vera e propria vivisezione e di dosaggi ormonali per correggere quell’errore della natura. Una quantità impressionante di omosessuali morirà a seguito di massicce dosi di testosterone, come se questo servisse per correggere l’imperdonabile esistenza.
Agli internati per omosessualità veniva cucito un triangolo rosa rovesciato (nero per le lesbiche, asociali) … un marchio, uno dei tanti… Si, in quei luoghi non si era individuali ma omologati e l’omologazione era il frutto di una colpa che andava lavata col caldo sapore delle bastonate… L’anonimato di queste vicende ha contribuito ad accentuare un’onta, a rendere una doppia umiliazione, ad aggiungere vergogna alla vergogna, senza il rispetto del ricordo.
Psichicamente e fisicamente ci si accaniva per piegare la volontà e per dominare le coscienze. Molti non ressero altri divennero oggetto di violenze e appagamenti sessuali da parte di militari “fieramente eterosessuali”.
Ecco l’omocausto che in Italia ha un risvolto anche precedente visto che, già ai tempi del fascismo, prima dell’entrata in guerra, molto vicino a noi, alla nostra Foggia, il confino era un provvedimento attuato in un posto a noi molto caro: le Isole Tremiti. Mentre a San Nicola venivano confinati coloro che venivano esiliati per motivi politici ecco che san Domino diveniva lo spazio per accogliere coloro che, per dirla con Foucault, “non amavano l’altro sesso”.
Si, esistono dolori che la storia preferisce celare dietro tragedie generali perché non meritevoli di essere gridati.
In quel silenzio da rompere, per la prima volta visto la giovane storia del comitato, Arcigay Foggia martedì 24 gennaio alle 20,00, presso la sede di via Brindisi n.43, organizza un momento di confronto e riflessione animato da: Bruno Colavita e Gianfranco Meneomembri del Comitato stesso e Salvatore D’Alessio libraio Ubik. Libri, note e appunti rielaborati con la voglia di riflettere, confrontarsi per ripartire da ciò che non si racconta.
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