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News Luglio 2016 Aggiornamento: La festa dei ragazzi del ‘56
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Aggiornamento: La festa dei ragazzi del ‘56

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News - Luglio 2016
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Il 1956: l’anno tra i più prolifici della storia della cittadina troiana.

 

Non era un matrimonio. La foto sui gradini della Cattedrale di Troia dei nati nel 1956 è piuttosto l’ennesima testimonianza di un legame identitario profondo - col paese natale - di una classe che non ha esitato a definirsi “1956 - Generazione Granito”. “Era un anno bisesto, altrimenti non sarebbe bastato a contenerci tutti”, recita la pergamena consegnata dal sindaco, Leonardo Cavalieri, sul presbiterio della Basilica, alla presenza del parroco, don Pio Zuppa, e di don Salvatore Ceglia, che ha celebrato il 17 luglio la messa commemorativa sotto i busti argentei dei Santi Patroni alla vigilia delle loro festa. Un anno - il 1956 - tra i più prolifici della storia della cittadina troiana (338 i nati quell’anno) e senza dubbio quello che ha registrato il picco più alto di residenti in loco: 11.650. Anche per questo, si è preferito festeggiare i 60anni nel bisestile 2016, anziché il cinquantesimo nel 2006, dell’ultima “classe granitica del II millennio”. Le “vestali” organizzatrici dell’evento, Donatina Sepielli e Antonietta Lioce, col contributo tecnico-celebrativo di Giulio Tricarico e Antonio V. Gelormini, hanno voluto che ad essere ricordati fossero, per primi, i compagni di strada “tornati al Padre” prematuramente: Luigi Benincaso (grande “amico di sottana” nel fare a lungo insieme i chierichetti in Cattedrale), Nicola Cacchio, Giovanni Capuano, Giuseppe Catalano, Michele Curiale, Giuseppe Livorno (detto Pino), Vincenzo Lizzi, Diana Maitilasso, Teresa Sepielli, Maria Rosaria Tortorella (in arte TAMARA: dalle iniziali e finali di cognome e nome), Incoronata Velluto, Franca Viscecchia e Franco Ferraraccio. E la consegna delle pergamene ai loro familiari è stato uno dei momenti più emozionanti della giornata. Che tra nostalgie e qualche sberleffo, le foto, gli incontri conviviali, il ritorno alle origini, i sorrisi appesantiti e la freschezza soffiata dai ricordi, che si moltiplicano ad ogni racconto, ha visto la festa dei sessantenni concludersi là dove era cominciata: sotto la Cattedrale, in piazza Episcopio. Con un brindisi collettivo che il Consorzio del Nero di Troia ha voluto dedicare - alla fine del XVII Convegno sull’Uva di Troia - ai “Ragazzi del ‘56”, per sottolineare l’affinità tra questa “Generazione Granito” e la forza strutturata del vitigno autoctono più resistente. Sorpresa finale: annoverare nel gruppo il moderatore del Convegno e volto amico del TGR-Rai, Michele Peragine, che compie 60anni a fine luglio, per accoglierlo - con rituale foto battesimo - nel club degli apPASSIONATAmente troiani. Davvero, una gran bella giornata!

1956 – Generazione granito

Nel 1956 mentre Rocky Marciano (Mano di pietra) si ritirava imbattuto dopo ben 49 incontri, la Francia concedeva l’indipendenza prima alla Tunisia e poi al Marocco, Marylin Monroe sposava Arthur Miller, Grace Kelly - a Montecarlo - Ranieri di Monaco, e la Fiorentina in Italia vinceva lo scudetto, nascevamo tutti noi: l’ultima “classe granitica” del II millennio. Era un anno bisesto, perché altrimenti non sarebbe bastato a contenerci tutti. L’anno di una svolta sia al di qua delle Alpi, dove decolla l’auto per tutti, il presidente Gronchi pone la prima pietra dell’Autostrada del Sole e, davanti alle prime TV, ci si entusiasma per “Lascia o Raddoppia”, sia in Europa: dove un medico polacco, Albert Bruce Sabin, scopre il vaccino per la poliomielite. Un anno cruciale anche in Africa, dove il presidente egiziano Nasser annuncia la nazionalizzazione del Canale di Suez, e in America negli Stati Uniti dove - finalmente - la Corte Suprema dichiara incostituzionale la segregazione sugli autobus pubblici, mentre Anna Magnani vince l’Oscar per “La rosa tatuata” ed Elvis Presley incide “Heartbreack Hotel” uno dei suoi più grandi successi, che lo renderà famoso in tutto il mondo. Ma è l’anno anche di alcune grandi catastrofi: affonda in pieno Atlantico l’Andrea Doria (48 vittime), a Marcinelle in Belgio crolla una miniera di carbone (262 vittime di cui 136 italiani), i carri armati dell’Armata Rossa entrano in Ungheria per sedare i moti rivoluzionari, e a Cuba Fidel Castro comincia la sua puntigliosa guerriglia contro Fulgencio Batista. E mentre in Cina i fermenti di un miliardo di persone danno vita alla grande “Rivoluzione Culturale”, a Seattle (USA - Stato di Washington) il 5/6/56 nasce Kenneth Bruce Gorelick, in arte “Kenny G”: un sassofonista destinato a segnare e scandire - con i suoi successi - i momenti più belli e indimenticabili del mondo intero, ma soprattutto e in particolare “ogni fine giornata dell’immensa Repubblica Popolare Cinese”. Intanto, all’ombra del Rosone più incantevole del mondo, i ragazzi del ’56 crescevano convinti che “Cicerone” - più che oratore - fosse un abile portiere; che “Amici” era un vescovo molto amato dalla comunità troiana, ignari che un giorno sarebbe diventato format televisivo; e persuasi che “Michelone” cantasse l’arrivo del prezzemolo (u p’trusi°n sèmb abb’sògn), del basilico (tèngh pur a mast’ncò°l) e degli odori per cucina, più che un giorno - da Emiliano - potesse proclamarsi “Sindaco di Puglia”. Un giorno sì e l’altro pure, con le ginocchia sbucciate e le scarpe impolverate, assistevano allo spontaneo “Teatro in piazza” - ben prima del Festival Troia Teatro - con le sceneggiate comico-drammatiche di Giuliano e Pup’zzèll o con gli annunci del banditore Giovanni Iorio o ancora con le sbronze di Totonno Trifolone, du Pisciaijó°l e gli sberleffi a N’cchi°n C’ndró°n e Giuwann Ciu Ciù. Col grembiulino nero e i bottoni bianchi che aumentavano anno dopo anno, divisi tra i ch’p d pèzz e il doppio turno all’Edificio, ogni giorno passavano in rassegna: u Sbirr, i Cummarèll’ e Ch’lómb a sciòkk, all’andata, e al ritorno: immancabile era la tappa alla Cartoleria Sepielli, per le bustine dei giocatori delle Edizioni Panini - Modena. L’immaginario collettivo era animato da personaggi degni della letteratura ‘noir’ e dei ‘thriller’ più avvincenti: A P’trè°s, Scarpa scióv’t, Scòt’l e fùij, Schkattacav’zó°n, Pasckl Vòcch’l, Ndunètta Lisc e Mariètt u C’kitt; ma anche da eroi della tentazione come Spadavècchij o numi toccasana, per ogni bicicletta, come il mitico Iuccéll. I sogni erano affidati alle bacheche cinematografiche d Spaccó°n, sotto l’omonimo palazzo e nnanz a Delina Sandò°r, e a quella del Pidocchietto davanti all’affollato Cafè d l-Argendi°n, dove si giocava al Totocalcio e si tifava per Fausto Coppi, durante le appassionate radiocronache diffuse a tutto volume Un destino, allora, spensierato, ancora tutto da disegnare e proiettato verso un orizzonte senza confini. Lo stesso a cui si direbbe votata la composizione di Kenny G, “Going Home” (Andare a casa), che l’imponderabile casualità della vita vide solo al “56esimo” posto nella classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti. E che oggi, in Cina, è conosciuta praticamente da chiunque, perché viene suonata da anni “nelle scuole, nei centri commerciali, nelle palestre e nelle stazioni ferroviarie”, per uno scopo preciso: segnalare l’imminente orario di chiusura. Una canzone e un motivo diventati ormai “patrimonio comune”. Per cui, se lo sono stati e continuano ad esserlo per tanti occhi a mandorla, da oggi diventano anche la nostra canzone e il nostro motivo: per testimoniare a tutti noi e a chi ci sta vicino, che con ciascun nato nel 1956, con ognuno di questa “Generazione Granito”, sarà sempre come stare con l’intera classe. E dovunque nel mondo, ci si sentirà sempre “a casa”! Auguri per cent’anni a tutti noi!

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