Anticipazioni sul 68° Festival di Sanremo
News - Febbraio 2018 |
Prime recensioni sulle canzoni in gara
Per il terzo anno di fila il giornalista troiano Luca Maddalena è inviato a Sanremo par la Voce di New York, quotidiano staunitense. Queste le sue prime recensioni sulle canzoni in gara ancora tot secret:
MAX GAZZÈ - Un Gazzè per certi versi nuovo, più intimo, sicuramente diverso dalle ultime apparizioni sanremesi(vedi Sottocasa) ma decisamente più vicino a quello di “Mentre dormi”. “La leggenda di Pizzomunno e Cristalda” e’ una sorta di back to the future che si svolge su due livelli di narrazione: da una parte la leggenda del famoso monolite di Vieste, dall’altra una storia d’amore dei giorni nostri. Un pezzo dove l’armonia dell’orchestra e dell’arpa in primis la fanno da padrone. Ma non esplode mai e corre il rischio di cadere nell’anonimato. Per la serie #benemanonbenissimo
DIODATO E ROY PACI - Sulle qualità autorali di Diodato c’è poco da dire. Si era capito con “Babilonia” qualche anno fa. E lo si capisce con la canzone che presenta quest’anno. Anche se a volte si perde nella retorica. Pezzo in crescendo che però rischia di evaporarsi ben presto. Non si capisce la collaborazione di Roy Paci sul palco: a parte qualche strombettata di qua e di la, e’ alla pari di una bomboniera nemmeno più di tanto graziosa da vedere. E da sentire.
LO STATO SOCIALE - In un oceano di piagnistei amorosi a volte decisamente criptici e stucchevoli, che rischiano seriamente di spingere le scelte artistiche di Baglioni verso il fondo, questo gruppo sconosciuto ai più ma attivo nel circuito indie da diversi anni, brilla di luce propria. E lo fa con estrema semplicità senza rinunciare ai doppi sensi e alle prese in giro. A ritmo e sorrisi. Non vinceranno il Festival ma almeno portano una sana ventata di novità. Ringraziare per la loro presenza. Sarebbero i più degni rappresentati dell’Italia all’Eurovision.
RENZO RUBINO - Ha un pregio: esser riconoscibile dal punto di vista della scrittura. E non è certo cosa da poco. Ma “Custodire” non è nemmeno lontana parente de “Il postino - Amami uomo” di qualche anno fa. Fa peggio, nonostante le due mezze parole aggiunte da Giuliano Sangiorgi che, parafrasando un concetto calcistico molto in voga ultimamente, non spostano gli equilibri. Occasione persa.
AVITABILE E SERVILLO - L’unica sorpresa di un cast che guarda fin troppo alla tradizione allontanandosi (e non di poco) dalla sperimentazione. Non una scelta scontata quella di portare entrambi sul palco dell’Ariston, ma azzeccata perché regalano una bella canzone in cui si sente decisamente il profumo di Napoli e della napolitanita’, i colori del disagio sociale di Scampia e in cui la voce di Servillo e’ come la ciliegina sulla torta. Notevole.
LE VIBRAZIONI - Non la loro canzone migliore ma di sicuro sono gli unici ambasciatori del rock in questo cast. Sarà perché la voce di Sarcina e’ una delle più belle del panorama musicale nostrano, sarà perché il pezzo e’ un trionfo di chitarre e di batteria, ma riescono a convincere una platea che ha solo applausi per loro. Un ritorno gradito insomma.
DECIBEL - Doveva essere un omaggio a David Bowie. Doveva, appunto. Perché di Bowie non c’è traccia. Nemmeno nel ritornello in cui Ruggeri cerca invano di omaggiarlo anche in inglese. Delusione parziale.
ELIO E LE STORIE TESE - Sarà davvero “Arrivedorci”? Non ci giurerei, ma se da adesso in poi Le storie Tese sono questo, sarebbe un ritiro gradito. Lontanissimi dalla genialità di cui sono stati capaci in più di vent’anni di carriera. Nemmeno la coreografia finale tira su un pezzo banale. E non ci voleva tanto per emergere in una mediocrità a tratti disarmante come quella proposta da Baglioni.
MARIO BIONDI - Voce bellissima. Punto. E dispiace perché meriterebbe sicuramente miglior sorte. Ma la canzone è quello che è.
NOEMI - Avrebbe potuto e dovuto essere un Festival importante. Ma Noemi si lascia scappare puntualmente la possibilità di diventare grande. Resta da chiedersi solo se il massimo della sua carriera l’abbia toccato con “Sono solo parole”. Perché se così fosse, le porte dell’Ariston potrebbero non aprirsi più facilmente al prossimo giro. Banale.
NINA ZILLI - Leggermente meglio di Noemi ma comunque distante da “L’uomo che amava le donne” di qualche anno fa. Un po’ sulla falsa riga di tutto quello che è stata fino ad adesso, swing condito da r’n’b. Credibile
I POOH (divisi) - C’era davvero tutto questo bisogno di portare Red Canzian, Roby Facchinetti e il redivivo Riccardo Fogli a Sanremo? Una logica senza senso. Canzoni (entrambe) di una pochezza disarmante, soprattutto quella di Facchinetti-Fogli.
CACCAMO - Non e’ il Caccamo di Teocoli, anche se sarebbe stato (forse) di gran lunga migliore. Perché Giovanni Caccamo e’ a tratti un ultra centenario intrappolato nel corpo di un ragazzo poco più che ventenne, aggrappato sul nazional popolare. Classico. Fin troppo.
NON PERVENUTI: Annalisa, Ron, Ermal Meta e Fabrizio Moro, Ornella Vanoni-Bungaro-Pacifico, The Kolors, Barbarossa.
NUOVE PROPOSTE - Su di tutti brilla #Mirkoeilcane, non una canzone ma un film che sa tanto di indifferenza, rabbia e attualità: quasi una rarità sul palco dell’Ariston che rievoca il grande Giorgio Faletti. Pelle d’oca. Menzione speciale per #Eva, una delle pochissime “realtà da talent” scelte da Baglioni. Nel complesso meglio dei big.
Buon #Sanremo2018!
< Prec. | Succ. > |
---|
Sponsor