Lucilla Parisi: “Le accuse si riveleranno infondate”
News - Marzo 2012 |
ROSETO VALFORTORE – “Il rinvio a giudizio della sottoscritta, nell’ambito della vicenda che prende le mosse da una querela presentata dal signor Donato Falcone, permetterà in sede di dibattimento di accertare quanto infondata nella forma e nella sostanza sia l’accusa di omissione di atti d’ufficio”. E’ Lucilla Parisi, vicesindaco di Roseto Valfortore, a replicare a quanto pubblicato all’interno delle pagine provinciali de La Gazzetta del Mezzogiorno. “Anche in questa occasione, come in molte altre, si è dato spazio unicamente a una versione e a una visione dei fatti, impedendo ai lettori di poter essere informati se non in modo del tutto parziale e incompleto. Nel caso in questione, il giornalista ha fatto un brevissimo cenno alle ragioni della difesa, omettendo di riportare gli elementi di prova che porteranno al proscioglimento degli imputati di questo processo”, prosegue Lucilla Parisi. “Purtroppo non è la prima volta che ciò accade.
A dimostrazione di quanto questo modus operandi sia ingiusto e, in taluni casi, possa trasformarsi in diffamatorio, a febbraio di quest’anno è arrivata la condanna per uno degli articolisti de La Gazzetta di Capitanata: Antonio Monaco, dopo le indagini e il processo scaturiti da una querela per diffamazione depositata proprio dalla sottoscritta, è stato condannato a quattro mesi di reclusione. Nella motivazione della sentenza, il giudice, a proposito dell’articolo in questione, ha affermato testualmente quanto segue: ‘Entrambe le notizie pubblicate non sono vere, ma insinuanti’. Sempre all’interno del dispositivo della sentenza, inoltre, si legge che l’articolista ‘ricorreva a formulazioni dal contenuto sibillino e dal tono insinuante, utilizzando sottintesi’, ‘offendeva la reputazione di Parisi Lucilla e Luisi Fedele’. La Suprema Corte è giunta alla condanna dopo aver appurato che l’articolo in questione non rispondeva al legittimo diritto di cronaca in quanto non rispettava le regole che presiedono a un corretto lavoro di indagine giornalistica, impegno che deve essere improntato a un serio e diligente lavoro di ricerca e controllo del giornalista non solo sulla fonte, ma anche sulla verità sostanziale delle notizie. Sempre all’interno del dispositivo della sentenza si legge, inoltre, che ‘sussiste un dovere del giornalista di controllo della notizia, controllo che nella specie non si è potuto esercitare perché la fonte anonima non offriva alcun grado di attendibilità’.
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