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News Agosto 2015 Mio padre, Nicolino, ha vinto
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Mio padre, Nicolino, ha vinto

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News - Agosto 2015
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Il Rosone d’Argento lo dedico a lui

A seguirmi sui social succede che le situazioni, i fatti e le notizie di cui scrivo arrivino a singhiozzo. Così, avrei deciso di raccontare cosa c’entri Itaca e a cosa si riferiscono le foto di me sorridente tra fiori e gentiluomini, apparse sul mio profilo negli scorsi giorni. É successo che il 10 agosto (San Lorenzo, una sorta di crocevia del Fato per la sottoscritta), a Troia, il paesello di nascita di mio padre e di tutti i miei avi (prima che la stirpe se ne scendesse dalla Val di Sangro), in quel di Daunia, chi vi scrive sia stata insignita di un premio alla carriera, una sorta di premio ‘ai Troiani che contano nel Mondo’, ovverosia ai Troiani di discendenza diretta che si sono distinti fuori regione. Questa cosa implica innanzitutto che non riceverò mai e poi mai un premio simile in Irpinia.

Anyway.

A Troia, l’antica Aikài (o Eikài, Aecae, fondata nella leggenda nientepocodimenoche dallo stesso Diomede!) –  popolata a strati da Normanni e Svevi (e un po’ di Saraceni), con altri paesi dauni, serbatoio dei miliziani di Federico, i temuti Terrazzani – da più di cinque lustri si tiene un evento collegato alla consegna del Rosone d’Argento. Dovete sapere che Troia è stata sede di diocesi e annovera più di una decina di chiese e due seminari (questi chiusi da anni). É stata sede di ben quattro Concili (ben narrati in “I Concili di Troia” di Piergiorgio Aquilino, C. Grenzi Editore, in un tomo curatissimo, con foto e fonti) ed è sede di una Cattedrale molto famosa, il cui rosone asimmetrico venne immortalato nell’ultimo conio della banconota da cinquemila lire. (Se volete conoscere di più di questo importante Paese, il quale – al di là della banalità del facile doppiosenso – ha contato molto nella Storia del Mezzogiorno d’Italia, potete leggere un altro testo ben edito, molto raffinato, che è storia/documentario ed anche romanzo, “Episcopivs Troianvs” di Antonio Gelormini, Gelsorosso Editore. Gelormini è stato anche il presentatore della serata, lo vedete in foto in abito chiaro.) Dicevamo, a Troia vivono tutti i miei parenti di linea paterna e buona parte dei miei cugini, risparmiati dalla diaspora degli expat per lavoro. A Troia c’è ancora il Palazzo patronale dei Borrelli, costruito dai miei ascendenti oltre un secolo fa. A Troia sono rimasti i miei ricordi d’infanzia e di prima adolescenza, fin quando, cioè, mio padre è riuscito ancora a trascinarmi lì d’estate e nelle feste comandate. (Ora, invece, ci torno spontaneamente. Spero mio padre – ovunque egli sia – apprezzi.) A Troia, nella casa di famiglia, si è conservato tutto com’era con mio nonno: i mobili intarsiati di Cantù del matrimonio di mia nonna Consiglia, l’orologio a pendolo, alcuni pavimenti grecati, il “soppigno” dove si conservano i dolci e le pèttole a Natale, la Croce di Cavaliere di nonno Giuseppe, la foto del bisnonno con Badoglio a Fiuggi. Troia era comunque il preludio e il termine delle nostre vacanze sul Gargano ed è stato il paesello che ci accolse dopo il sisma del 1980 ed è soprattutto per questo ultimo aspetto che è diventata il simbolo del futuro che da adolescente sognavo. A Troia ho ancora alcuni amici di quel periodo, come il ‘musicista’ Vincenzo Manna (chi ha letto il mio “Amore 3.0″ sa di chi e di cosa parlo). A Troia, in occasione del Premio, ho ritrovato anche gli amici di mio padre, amici della sua adolescenza, con i quali sognava il suo futuro. Ecco perché Troia era un’Itaca per lui e poi lo è diventata anche per me. Ho conosciuto e riconosciuto famiglie e cognomi che riempivano il nostro lessico famigliare, personaggi di tutti i racconti e delle memorie di mio padre. Più di quanto non fosse accaduto durante la mia primissima giovinezza (ora sto alla terza fase della mia giovinezza, sappiatelo), ho ritessuto una trama di conoscenze, amicizie, parentele e ricordi. É una bellissima sensazione avere le proprie radici altrove e ritrovarle ogni tanto mi fa sentire più ricca e cosmopolita (tenete presente che mia madre è di Greci, ovverosia una discendente dei soldati dello schiptaro Giorgio Castriota Skanderberg: l’Irpinia per noi è solo un domicilio). Ho alloggiato in un B&B nelle viuzze troiane che guardano a sud, vicoli che generano torrentelli durante la pioggia i quali puliscono la Città. Infatti, Troia è molto pulita. É un bel borgo antico, insignito pure di riconoscimenti. Cura senz’altro il turismo più di quanto non succeda in Irpinia (e nella stessa sciatta Avellino), semplicemente essendo così, senza inventarsi troppo, senza smostrarsi troppo. Ho pranzato con amici in una trattoria e quando ho riassaporato le ‘polpette di pane’ un risucchio temporale mi ha riportato a casa di nonna. Ho trattenuto una lacrima a stento. Chiamano ‘chiazza’ (piazza) quello che è invece un lungo Corso principale e in questa ‘piazza’ ho avuto l’opportunità di provare un’assoluta novità, un dolce di nuova concezione (’la risposta pugliese alla cassata siciliana’ cita il claim), la Passionata della Pasticceria Casoli, affianco alla Cattedrale. Varrebbe sicuramente la pena viaggiare i 90 kilometri (via autostrada) da Avellino già solo per schiacciare sotto il palato questo trionfo di mantecatura di tre tipi di ricotta aromatizzata che nascondono un cuoricino di pan di spagna, il tutto ricoperto da un velo sottilissimo di pasta di zucchero colorata. Il paesaggio è quello che è, un mare dai colori cangianti: nero in autunno, bianco d’inverno, verde in primavera e oro d’estate. Il grano è la magia di tutto, anche – ovviamente – della ricchezza. Antropologicamente non saprei descrivere difetti che non appartengano a tanta Italia, tuttavia c’è sicuramente qualcosa di diverso, un collante che continua a tenere tutto assieme: gente, luoghi, storia, orgoglio. L’orgoglio delle origini è l’energia inesauribile che l’Avvocato Mario Tredanari (in foto in abito scuro) infonde annualmente nella manifestazione, nonché nelle attività del Circolo “Antonio Salandra”, di cui i miei avi sono stati anche i soci fondatori. (By the way, uno zio di mio padre corse per la Scuderia AlfaRomeo, partecipò anche alle Mille Miglia e alla Targa Florio, fu compagno di Tazio Nuvolari.) Salandra fu Presidente del Consiglio del Regno d’Italia per un paio di anni (1914-16). Salandra e Aldo Moro sono stati gli unici due Premier pugliesi. Così, la sera di San Lorenzo, sotto la minaccia di altra pioggia incombente, al cine-teatro “Pidocchietto” (nome strano per una bella struttura) si è svolta la premiazione. Con me sono stati premiati il Direttore della LUISS, Giovanni Lo Storto, ed un ex Sindaco di Troia,Lorenzo Bonghi. Di un Rosone d’Argento alla memoria è stata insignito anche Geppo Piantanida, showman amatissimo in quelle contrade e – come ho potuto scoprire – talentuoso e poliedrico giornalista. Anche il comico di Zelig, Gianluca De Angelis ha radici (un po’ allentate, però) a Troia. Ci ha regalato qualche minuto di allegria con un suo sketch. Sul palco mi sono sentita a casa mia (in genere mi sento sempre a casa mia quando mi trovo su di un palco). Ho avuto applausi, una dedica, una targa, una pergamena, un mazzo di rose e fiori, un baciamano, un’intervista e ancora mille e mille ricordi dalle persone che hanno voluto stringermi la mano in ricordo di mio padre. Tornerò ancora a Troia, ... ops … ad Itaca. Mio padre, ha vinto lui.

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