SPECIALE CANNES 2011
Amici di cinemastory bentornati nel nostro piccolo ma gustoso spazio dedicato al cinema. In questo articolo ci occuperemo della mostra del cinema di Cannes 2011, ove ha visto vincitore della Palme d’Oro il regista Terrence Malick con la sua ultima opera, Three of Life. Con Three of Life Malick ci regala un’altra delle sue mastodonti opere su celluloide, un’esperienza visiva senza precedenti, un viaggio attravero lo spirito della vita e dell’intimo umano. L’albero della vita, tradotto in italiano, è un viaggio che attraversa la storia umana dagli albori, dalla preistoria, per passare attraverso periodi storici diversi e poi fermarsi agli anni 50. Non vi parlerò della trama perché l’intensità di questa pellicola è unica, talmente unica da far dividere le platee, infatti, a Cannes, la platea si è divisa in chi lo considera il capolavoro del secolo, paragonandolo addirittura a 2001 odissea nello spazio di Stanley Kubrick (molte sono le congruenze tra le due pellicole), e chi lo ha ritenuto troppo macchinoso e fatto solo per critica e giuria, dimenticandosi del pubblico. Bè, Terrence Malick fa il regista da quasi quarant’anni, e in quarant’anni ha realizzato solo, dico SOLO cinque film (La rabbia giovane (1973), I giorni del cielo (1978), La sottile linea rossa (1998), The New World - Il nuovo mondo (2005), e, appunto, The Tree of Life (2011), ogni suo film è frutto di studi, ricerche, dedizione completa al suo lavoro, minuziosità dei componenti, insomma, quando si muove Malick si produce solo qualcosa di buono, quasi cinque capolavori. Dire che si è dimenticato del pubblico, bè, forse certe affermazioni vengono da persone che per pubblico intende la massa, quella stessa massa che riempie le sale quando ci sono i cinepanettoni, e dimenticarsi di un certo tipo di pubblico, a mio modo di vedere, è un bene. Non bisogna cercare di realizzare film, opere, solo per far piacere “alla massa”, l’arte è proprio l’opposto, esprimere le proprie idee, i propri sentimenti, i propri punti di vista, attraverso il tipo di arte a cui l’artista è consono, ed in questo caso, Terrence Malick ci ha deliziato con un’altra sua perla inarrivabile visivamente e drammaturgicamente, un’opera unica, a cui ci si può rivolgere soltanto con delle basi e della conoscenza, altrimenti si fa parte “della massa”. Ritornando a Cannes non possiamo tralasciare il “simpatico” siparietto realizzato dal regista danese Lars Von Traier (Antichrist, Dogville), siparietto che ha messo in imbarazzo un po’ tutti, e non solo a Canness. Mi riferisco alle sue affermazioni su Adolf Hitler, secondo lui persona “da capire”, un incompreso, insomma. Io non entro in merito, ma lasciatemi dire: sei un artista, bene, ma renditi conto che stai parlando di qualcosa che va oltre la la semplice storia, stai parlando del più buio periodo che ha attraversato l’umanità, stai parlado di una “cosa” (dire uomo è troppo…) che ha annientato milioni di esseri umani, e ne stai parlando bene. Bè, in questi casi si rimane senza parole e si cerca di guardare l’opera artistica della persona, persona che di umano non ha più nulla, per me è un autentico deficiente. Il suo film presentato al festival si intitola Melancholia, una sorta di fine del mondo vista dagli occhi di una coppia, sembra una storiella banale ma è molto cruda ed intensa, non vado oltre perché no nho visto la pellicola e non posso giudicare. Piccola parentesi sul cinema italiano: ignorato. Peccato, anche perché una pellicola come Habemus Papam avrebbe meritato molta più considerazione, sarà per un’altra volta, spero.
In conclusione un festival che ha fatto parlare di se e che ci ha regalato un capolavoro come The Three of Life, che consiglio a tutti di andare a vedere,un film che ha affossato tutte le altre pellicole in concorso, e scusate se è poco. Ebbene, come al solito, arrivederci alla prossima e auguro a tutti, buona visione.
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