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Rubriche Enogastronomia KETCHUP RADIOATTIVO
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KETCHUP RADIOATTIVO

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Rubriche - Enogasrtonomia
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Come difenderci dalle speculazioni sui cibi avvelenati e le

cure di casa nostra. 

a cura di Andrea Casoli

Tutto il mondo ha da poco assistito forse al più grande disastro nucleare dopo Chernobyl. Stiamo parlando di Fukushima e del suo reattore che sta avvelenando il Giappone, la sua terra, la sua atmosfera e il suo mare. Ma non solo il Giappone: perché inevitabilmente le correnti e i venti porteranno il veleno anche fuori dal Giappone. Questo dovrebbe farci riflettere sul nucleare e spingerci a votare SI per dire NO al prossimo referendum del 12/13 giugno.

Ma oggi non voglio scrivere di questo. Ma parlare dei cibi e di cosa è successo in campo agricolo-alimentare a Fukushima.

L’unica sicurezza che abbiamo rispetto ai venti, alle correnti marine che trasportano veleno radioattivo è il cibo. Ma perché? In sostanza è chiaro a tutti che ci sarà un blocco delle importazioni di alcuni alimenti provenienti dalle zone contaminate. Ma questo comporta tre problemi.

Il primo riguarda coloro i quali coltivano i campi, o allevano bestiame: ormai rovinati. Il secondo riguarda il cibo proveniente dalle zone di Fukushima non più commercializzabile. Una tragedia per i giapponesi perché non possono più esportare, e i prezzi dei pochi prodotti che hanno ancora commestibili sono altissimi. Il terzo problema riguarda noi italiani e i cibi importati dal Giappone. Siamo completamente sicuri che commodity (vedi grafico seguente) come  farina di grano e le sue varie preparazioni, pelli disidratate, mele, birra siano sicure? Questo non possiamo affermarlo oggi, perché trattandosi di prodotti base o semilavorati contenuti in altri prodotti finiti, non sappiamo con certezza se siano contenuti all’interno di questo o quel prodotto che acquistiamo sugli scaffali dei supermercati. Facciamo un esempio: l’azienda X produce ketchup, ma per farlo ha bisogno di un tipo di prodotto che nel seguente grafico è indicato nella voce “varie preparazioni alimentari” e che viene prodotto dalla azienda Y in Giappone. Ora, se l’azienda X continua a prendere questa materia prima noi consumatori non lo sapremo mai, nonostante i controlli alla dogana.

 

 

 

Poi c’è il pesce che il Giappone esporta ed importa in gran quantità. Non vorrei che in Italia si ripetesse la stessa storia vissuta qualche anno fa con il grano Ucraino contaminato e immesso nel mercato italiano da personaggi ora tornati di moda come Casillo.

Quindi non mi preoccupo dei controlli alla dogana e a monte in Giappone ma non mi fido invece degli accordi fraudolenti, delle mafie, degli speculatori senza morale che in Italia, purtroppo, sono tanti.

Poi ci chiederemo come mai abbiamo acquistato cibi al supermercato e i nostri cari muoiono di leucemia.

Il rimedio però c’è, e non vuol essere una mossa autarchica. Ma una presa di coscienza, che molti prodotti che acquistiamo in realtà li producono i nostri vicini selezionandoli semmai da agricolture biologiche e che hanno una precisa tracciabilità.

Perché dunque acquistare biscotti al supermercato, facendo guadagnare ad aziende spietate di largo consumo, quando possiamo prenderli artigianali dal fornaio, perché mangiare merendine con materie prime di dubbia provenienza quando possiamo chiedere al pasticciere di fiducia di produrre lui delle merendine, e così via per olii, bevande, prodotti ittici, e altro ancora.

Ricordiamoci infine di guardare sempre bene le etichette e le materie prime. Informazione è potere, maggiormente quando riguarda la nostra salute.

A presto.

 

 

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